Per ottenere risultati da una stagione di allenamenti
occorre fare attenzione ad una serie di fattori.
TECNICA: il gesto tecnico deve essere adeguato e funzionale,
diversamente si sprecherebbero energie ottenendo risultati inferiori a quanto
atteso;
PIANIFICAZIONE & ALTERNANZA DI STIMOLI: la
pianificazione, con adeguata periodizzazione ed alternanza degli stimoli
allenanti, è indispensabile per far fruttare l’impegno profuso, ed evitare
anche eventuali overtraining e infortuni;
PROGRAMMAZIONE: dobbiamo conoscere fin dall’inizio della
stagione quale è e dove si pone, come calendario, l’obiettivo/gara principale,
così come gli obiettivi/gare secondarie, onde pianificare l’avvicinamento con stimoli e scarichi giusti, per entrare in
forma al momento desiderato.
IMPEGNO RICHIESTO: l’impegno richiesto, o carico esterno,
viene profuso quando si seguono le tabelle delle varie sessioni, quindi facendo
warm-up, attivazione, soglia, aerobico, Vo2max, anaerobico, ripetute, endurance,
cool-down.
FEEDBACK: il feedback, o carico interno, è la risposta che
il nostro corpo da all’impegno profuso. Può essere analizzato attraverso l’elaborazione
dei dati che il nostro computer da polso ci fornisce, su apposito software, ma
anche attraverso la percezione dello sforzo e le sensazioni che una sessione,
un lavoro o una settimana di training ci danno. Da sottolineare che il feedback
“data” del computer da polso è tecnologico e tipizzato, in base a diversi
fattori. Potrà essere molto preciso, in base a quanti fattori analizza, ma
rimane un dato statistico. Invece le sensazioni naturali dell’atleta sono
fondamentali e molto più importanti.
Tutti questi fattori sono necessari ed utili per la buona
riuscita della stagione di training. Normalmente la TECNICA viene impartita da
un ISTRUTTORE della disciplina specifica, la PIANIFICAZIONE e la
PROGRAMMAZIONE, da un tecnico/allenatore, l’IMPEGNO RICHIESTO, sotto forma di
schede di allenamento, da un allenatore. Il FEEDBACK tecnoligoco è a carico del
computer da polso e dell’atleta stesso. Il FEEDBACK personale dato dall’atleta
stesso rimane l’elemento più importante di tutti e mi porta a dire che
IL MIGLIOR ALLENATORE DI UN ATLETA E’ LUI STESSO
Ecco perché:
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Nessuno conosce i punti forti o i punti deboli di un atleta come
li conosce lui stesso. L’atleta conosce a fondo il proprio corpo e le reazioni,
più o meno fini, che lo stesso da ad un
determinato stimolo. E solo l’atleta ha la esatta percezione dello sforzo come anche
della sostenibilità di un dato allenamento. Cosi anche per la risposta del
corpo ad una determinata serie di ripetute o ad una sessione di endurance.
-
L’atleta sa esattamente cosa teme e cosa lo
motiva a far meglio. Quante volte, durante una sessione, vi siete immaginati di
essere in gara e di ottenere un certo risultato, di classifica o cronometrico,
per darvi maggior stimolo, oppure avete ascoltato una particolare musica e vi
siete accorti che la vostra velocità aumentava e veniva mantenuta senza grandi
difficoltà? Se lo avete fatto altre volte dopo la prima, significa che sapete
come motivare voi stessi.
-
Se sapete quale è il vostro obiettivo, sapete anche cosa è necessario fare per
raggiungerlo. Eventualmente avrete necessità di un tecnico, per affinare il
gesto, e magari di un allenatore, per farvi consigliare su una sessione
specifica. Magari un coach potrà darvi utili indicazioni su come gestire l’approccio
alla gara, MA il ruolo più importante, come allenatore, è il vostro. Dovete
registrare le vostre sensazioni su un diario e rivederle a posteriori, per capire
cosa funzionava in un determinato
periodo e perché, e quindi riproporre quegli stimoli al momento giusto.
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La gratificazione che da il raggiungimento dell’obiettivo
è propria dell’atleta e di nessun altro. I tecnici, gli allenatori, i coach,
possono solo immaginare e affiancare l’atleta che gioisce. E questa gratificazione è un fattore
determinante per gli allenamenti successivi e per le altre sfide che tutti i
giorni ognuno di noi deve affrontare.
Ciò non significa che non sia
necessario avere il supporto di Istruttori, Allenatori e Coach, anzi, tutt’altro. Ma l’atleta non fornisce esclusivamente
la prestazione, bensì la modula, poiché è veramente l’unico soggetto a
conoscere esattamente il proprio corpo,
quindi la macchina che occorre far funzionare a dovere per ottenere la
prestazione desiderata.
L’unica accortezza che l’atleta
deve avere, quando si auto allena, è quella di essere “sincero” con se stesso, di
non sovrastimare o sottostimare le proprie potenzialità, così come i propri
obiettivi, di non sottostimare eventuali infortuni così come di ascoltare i
segnali che il corpo dà.
Quando l’atleta riesce a fare
questo, diventa l’allenatore di se
stesso.
Se poi un atleta, per varie
ragioni, preferisce non “pensare” troppo a tutti i fattori che interagiscono con
la preparazione e la prestazione, allora può investire del compito un
Allenatore. Ma attenzione!!! Rimane fondamentale il report (e non semplicemente
i dati forniti dal computer da polso…) che il soggetto deve dare a chi lo
prepara. Senza questo report, o con un report poco preciso, il compito dell’allenatore
difficilmente porta vantaggi tangibili.
A Voi la scelta, dunque, anzi, la
sfida.